Storia di Armarolo

di Cesare Fantazzini

Il territorio

L’attuale territorio di Armarolo era anticamente attraversato da Sud a Nord dal torrente Savena, che proseguiva verso Minerbio, Baricella, fino alle valli. I terreni situati sulla riva destra del corso d’acqua appartenevano alla vasta località di Bagnarola ed erano contraddistinti con la denominazione “Marolo”, in quanto derivati da precedenti aree paludose, poi bonificate. In questa parte di territorio si era insediato l’antico monastero di Santa Margherita V.M., ancora presente nell’anno 1300, su ampia area sopraelevata sul piano di campagna. Il toponimo “Marolo”, “El Marlo”, “Al Marolo”, che compare nei documenti antichi, ha quindi una derivazione da zone ricche d’acqua, come del resto quelli di altre località dei dintorni: Bagnarola, Dugliolo, etc. Dopo la bonifica, queste terre vennero messe a coltura e, lungo il corso dei secoli, qui sorsero insediamenti rurali con relative residenze dei proprietari terrieri. Dopo la deviazione del Savena (1560-68) verso il tracciato attuale, l’antico letto del torrente divenne strada pubblica. Sul lato di levante, oltre all’ex chiesa monastica e relative pertinenze, sorgeva il palazzo Cospi, dove ora si trovano i ruderi di Villa Spaggiari. La costruzione compare nel libro di disegni a penna che Egnazio Danti realizzò nel 1578: opera pubblicata da Mario Fanti. In seguito il complesso passò ai Fontana, ai conti Marulli fino a giungere agli attuali proprietari. Più a Sud sorsero abitazioni popolari, coincidenti con l’attuale borgo di Armarolo, insieme a modesti esercizi di vendita e osterie. Inoltre, nella stessa direzione, fu edificata una residenza di qualche interesse appartenuta a Casimiro Casappi. Di questa si trova un riferimento in una delle pubblicazioni della Cassa di Risparmio di Bologna. In seguito, la costruzione venne declassata fino a trasformarsi in un insieme di abitazioni bracciantili, localmente denominate “Casappa”. Nel 1935 la piccola borgata subì un incendio notturno che, pur non provocando vittime, costrinse le sventurate famiglie a trasferirsi altrove. Ciò che rimase fu poi parzialmente ricostruito come abitazione colonica di un minuscolo podere. Nelle adiacenze dell’attuale fabbricato permangono alcuni resti delle cantine dell’antica residenza Casappi. Nei pressi della chiesa sorge un’originale costruzione denominata “Casa falegname”, molto probabilmente collegata in origine all’antico monastero. La sua pianta longitudinale si sviluppa parallela alla strada e vicinissima ad essa. Essendo stata questa il letto del Savena, tutto lascia pensare all’esistenza nel fabbricato di un mulino ad acqua o a qualche attività analoga. L’ipotesi è stata formulata dallo scrivente, in maniera più approfondita, nella pubblicazione dedicata al campanile di Armarolo. La denominazione del complesso richiama la presenza in passato di un falegname: attività artigianale mai disgiunta da quella del fabbro. Infatti, stando a testimonianze orali raccolte da anziani sulla metà del Novecento, qui esisteva anche un fabbro di nome Massarenti, la cui dinastia si rese poi famosa in zona per le realizzazioni effettuate. Lasciato questo luogo, gli artigiani si trasferirono nel borgo di Armarolo, nel fabbricato delle vecchie scuole, per approdare poi nella loro ultima sede, rimasta attiva fino al … Un ramo di questa famiglia si era stabilito a Minerbio e successivamente un altro ramo a Bagnarola. Particolarmente apprezzata in un vasto circondario l’attività del gruppo minerbiese, da cui nacque il celebre scultore Alessandro Massarenti (1846-1923). Basandoci ancora sulle testimonianze orali, la prima scuola della nostra località sorse in un casolare della borgata, per poi trasferirsi nella penultima sede. Nel 1889 giunse il trenino a vapore, la cui linea passava a ridosso dell’abitato. Nel 1903 fu costruito il nuovo palazzo Tomba, in cui fu trasferita la bottega/osteria.
Venendo alla zona di ponente, rispetto alla strada, e partendo da Sud, troviamo il seicentesco “palazzo” nel fondo Treggia, appartenuto alla famiglia Mezzetti e successivamente ai Rossi di Minerbio, ai Bonora, ai Sani e quindi ai Lenzi Calisti. Nonostante lo stato di degrado, è ancora intatto l’artistico balconcino in ferro battuto, posto sulla facciata principale. All’interno, le stanze conservano soffitti con decorazioni a rilievo in stucco. In una di queste, fino al 1918-20, esisteva una cappellina domestica. Procedendo verso nord e più all’interno di questa zona, sorge l’antico “Palazzo di Armarolo”, appartenuto alla senatoria famiglia dei conti Segni di Bologna, anch’esso ritratto nel 1578 da Egnazio Danti. Nel corso dei secoli passò, insieme alle terre circostanti, ai conti Pallavicini, ai Sani e attualmente al Lenzi Calisti. Conserva al suo interno alcune sale con soffitti a cassettoni dipinti e un pregevole complesso scultoreo al termine dello scalone principale. Oltre alla cappella palatina, nei pressi troviamo il piccolo e notissimo oratorio della “Madonnina degli Stecchi” e, fino al 1930, qui esistevano alcune abitazioni bracciantili denominale “La Boaria”. Ancora più a Nord si trova l’ex Villa Cataldi, appartenuta in precedenza alla nobile famiglia De Buoi di Bologna. Nell’ambito del complesso esisteva in passato un oratorio dedicato a Santa Teresa.
Sul finire dell’Ottocento la comunità locale avvertì il disagio della divisione del proprio territorio tra i comuni di Budrio e Minerbio. Sorse allora un gruppo spontaneo che il 31 marzo 1891 promosse una petizione al Prefetto di Bologna per il passaggio del borgo di Armarolo e della chiesa nella vicinissima zona minerbiese. L’istanza non ebbe esito, come pure quella inoltrata negli anni Trenta del Novecento dal parroco Don Guglielmo Fornasari. Negli anni 1949-50 giunse l’energia elettrica. Nel 1965 il territorio della frazione fu attraversato da Ovest ad Est dal Canale Emiliano Romagnolo e fu modificato il percorso stradale, seguendo il tracciato della soppressa ferrovia. Nel 1995 fu alienato il nuovo edificio scolastico, realizzato negli anni ’50 e, nell’area adiacente, furono costruite 12 villette a schiera. Poi tutto si è fermato.

La chiesa parrocchiale

La chiesa parrocchiale di Armarolo, a differenza delle altre del circondario, ha origini monastiche e come tale esisteva già in data anteriore al 1300. Infatti, nell’elenco della Decima di quell’anno si legge: “Frater Michael prior fratrum sante Margarite de Marolo”. La notizia viene riconfermata nel 1315 con la più esplicita descrizione di “Monasterium Sancte Margarite de Marolo”. Non conosciamo la data di fondazione di questa sede di religiosi, sorta sulla riva destra del torrente Savena, che allora scorreva in coincidenza con l’attuale strada provinciale. Sulla metà del Trecento viene meno la presenza dei frati o monaci e la chiesa con la relativa area monastica risulta trasformata in semplice beneficio e affidata al clero secolare. Come tale rientra nella circoscrizione parrocchiale di S. Maria Maddalena di Cazzano e nel plebanato di S. Giovanni in Triario. Infatti, nell’Estimo del 1392 compare la seguente memoria: “…ecclesia Sancte Margarite de Armarolo (rector dominus Johannes de Blanchis: beni “in curia terre Chazani in loco dicto Armarolo iuxta flumen Sapine a parte anteriori”)”. La pertinenza dell’ex monastero, in parte ancora oggi leggibile, consisteva in un podere di 16 -18 tornature bolognesi, che si estendeva fino a breve distanza dall’attuale incrocio di via Melo ed era circondato interamente da strade. Parte di questa singolare area sopraelevata fu asportata a Nord da una fornace di mattoni, qui attiva fino ai primi del Novecento. Altra parte, una striscia a tutta lunghezza, quando fu realizzata la ferrovia. Nei secoli XV e XVI si alternano vari rettori non residenti, come fruitori della rendita del beneficio, pur assicurando un modesto servizio religioso mediante la collaborazione di cappellani. Tale situazione, a lungo andare, non poteva che portare ad uno stato di decadimento generale, destinato a raggiungere il suo culmine nel 1565, quando si legge: “…ecclesia est aperta, et janua patebat et est interdica ob mortem… in dicta ecclesia occisi… non est pavimentata nec habet paramenta pro celebranda Missa…” La situazione risulta tuttavia radicalmente mutata otto anni dopo, come appare nella relazione della “Visita Marchesina”: la chiesa è “nuper redificatam, intus dealbatam, foris rubeo colore ornatam”. A breve distanza dal nostro edificio sacro, più a Sud, sorgeva, come si è visto in precedenza, la villa di campagna della famiglia Cospi. In quel periodo ne era proprietario Mons. Angelo, Canonico di S. Pietro in Roma, Protonotario Apostolico, dottore e cavaliere di S. Stefano in Pisa. L’illustre prelato prese a cuore la situazione della vicina chiesa di Armarolo e, in uno dei suoi soggiorni romani, ne ottenne dal Papa Sisto V il giuspatronato per sé e discendenti della sua famiglia con Bolla del 30 agosto 1589. Il documento pontificio stabiliva l’alienazione del precedente beneficio, cioè del podere coincidente con l’antica area monastica, lasciando solo una tornatura di terreno sulla quale sorgeva la chiesa. Con il ricavato si formava un beneficio perpetuo, legato ad un altare che il Cospi si impegnava a costruire in onore della Concezione della Vergine, da assegnare ad un sacerdote che assumesse l’obbligo di celebrare (o far celebrare) localmente una messa nei giorni festivi. Trasferita la dotazione della chiesa sul nuovo altare, Mons. Angelo elargiva personalmente alla medesima un’altra rendita, pari alla precedente, acquisendo con essa il giuspatronato sul luogo di culto. Infine, con un’ulteriore donazione, il Cospi costituiva un legato di suffragio per la sua famiglia. Nel complesso la dote della chiesa veniva più che raddoppiata. Nel 1593 già esisteva il nuovo altare e negli anni successivi fu realizzato l’annesso affresco dedicato alla Concezione della Vergine. Prescindendo da una valutazione puramente artistica del dipinto, l’immagine mariana riveste un notevole interesse sul piano storico-iconografico. E’ verosimile pensare che il committente, in virtù dei suoi lunghi soggiorni romani, fornisse al pittore locale un modello ispirato ad una icona bizantina, probabilmente a quella presente nella chiesa di S. Maria della Concezione in Campo Marzio, dal titolo “Madonna Advocata”. Tale tipologia di immagine era comunque presente anche in altre chiese dell’urbe. Un altro particolare del nostro dipinto degno d’interesse è la mano sinistra della Vergine: le due dita unite richiamano il concetto teologico della natura umana e divina di Cristo. Pur non potendo in questa sede soffermarci ulteriormente sull’argomento, ricordiamo che lo stesso modello iconografico ebbe molte riproduzioni anche nei secoli successivi, come risulterebbe dall’immagine donata da Pio IX a Mons. J. B. Pompallier nel 1847, in occasione della partenza del vescovo come Vicario Apostolico dell’Oceania occidentale e della Nuova Zelanda. L’affresco di Armarolo rimase visibile sul nuovo altare per un tempo molto limitato, poiché già nel 1623 era coperto dalla pala dell’Immacolata con i misteri del Rosario. Una nuova sostituzione avveniva nella prima metà dell’Ottocento con la tela di S. Tommaso di Canterbury per volontà del giuspatrono Cospi, che portava lo stesso nome. Nel 1963 il parroco Don Giovanni Tassan la rimosse, facendo tornare alla luce, nella generale sorpresa, il nostro affresco, peraltro molto rovinato. In questo stato rimase fino al 1996 quando fu restaurato da Lucia Vanghi di Bologna per volontà dello scrivente, che fece devolvere a tale fine un suo compenso, dovutogli dalla Cassa Rurale e Artigiana di Minerbio. La stessa restauratrice ricuperò nel 2009-10 anche il frammento di affresco della Crocifissione (metà sec. XVI), scoperto sempre da Don Tassan durante la rimozione della pala maggiore. L’operazione fu finanziata nel 2011, insieme ad altri interventi, dalle famiglie Soverini/Gardini in memoria del loro congiunto Arturo, parrocchiano di Armarolo. Le pale rimosse dall’altare Cospi, ora cappella del Battistero, si trovano sulla parete sinistra della chiesa mentre la maggiore, raffigurante Gesù Crocifisso con la Patrona S. Margherita e S. Agata (fine sec. XVI) è stata ricollocata nella sua posizione originaria, inserendola in un telaio dotato di cerniera, che consente la visione del sottostante affresco. Oltre alle opere appena ricordate, la chiesa possiede altri 5 dipinti ad olio su tela, di dimensioni ridotte, raffiguranti vari Santi. Inoltre, dopo l’istituzione del giuspatronato Cospi, qui compaiono diversi arredi pregevoli: una ricca raccolta di reliquiari; una muta di 6 candelieri in ottone massiccio, fusi a Roma nel 1606; un manto seicentesco in seta ricamata; statue in terracotta e altre suppellettili pregevoli. Nel 1654 venne eretta ad Armarolo la Compagnia della Cintura, con l’arrivo della bella statua della Madonna con Bambino in cartapesta, restaurata da Sandra Andreoli di Reggio Emilia nel 1995. Nel 1720 la chiesa venne sopraelevata, grazie al contributo dell’allora rettore Don Paolo Felicori e della famiglia Cospi. Passando il tempo, nella piccola realtà di Armarolo si andò man mano costituendo una comunità di fedeli sempre più desiderosa di autonomia dalla lontana parrocchiale di S. Maria Maddalena di Cazzano. Dopo alterne vicende, non prive di sofferenze e contrasti, l’autorità ecclesiastica giunse alla determinazione di costituire qui una nuova parrocchia. Ciò avvenne con decreto del Card. G. B. Nasalli Rocca di Corneliano del 22 ottobre 1923. Don Luigi Zini, fino a quel momento rettore, divenne il primo parroco di Armarolo. Dopo la sua rinunzia, avvenuta nel 1928, gli successe a distanza di alcuni anni Don Guglielmo Fornasari, promotore del campanile, inaugurato il 22 settembre 1935. Rimasto immune al passaggio dell’ultima guerra, il piccolo complesso parrocchiale fu oggetto di numerosi restauri e donazioni, dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri. Nel 1958 fu realizzato dalla famiglia Massarenti l’altare in miniatura dedicato a S. Giovanni Bosco. Nello stesso anno fu realizzata la piccola Grotta di Lourdes per volontà di Elda Sgargi. Nel 1993 Mons. Angelo Cataldi di Genova donò alla nostra chiesa la porzione di terreno antistante. Nel 1999 la signora Giordana Matteuzzi di Bologna, in virtù dell’amicizia con il parrocchiano Dott. Giorgio Parentelli, lasciò una parte di eredità alla parrocchia di Armarolo. Con tale cospicua somma fu possibile l’acquisto dell’adiacente podere, consentendo il parziale ripristino dell’antica area monastica, alienata a fine Cinquecento con l’avvento del giuspatronato Cospi. Nel 2009 è stato realizzato il nuovo confessionale, con il concorso dei fratelli Graziano ed Emanuela Cantelli. L’ultimo generale restauro del complesso parrocchiale risale al 1912, attuato con l’eredità Matteuzzi e con i proventi della locale Sagra del Castrato.

Elenco dei Rettori e dei Parroci

Frater MICHAEL, prior fratrum sante Margarete de Marolo – Anno 1300.

RETTORI

D. Giacomo di Guiduccio dall’Aposa – prima metà del sec. XIV.
D. Vianesio di Nicolò di Albicino – 1365 – 1372
D. Pietro di Minoto – 1372 – ,,,,
D. Giovanni De Bianchi …1392…
D. Antonio di Nicolò Dei Bianchi – 1404 – ……
Can. Antonio Castellano Della Volta – 1452 – ….
D. Giovanni De Egiptijs – …. – 1474
Can. Giovanni Battista Sacca – 1474 – 1499
D. Camillo Aldrovandi – 1499 – 1532
Mons. Tommaso Campeggi, Vescovo di Feltre – 1532 – ….
D. Giovanni Paolo Tolomei – …. 1541 ….
D. Pietro Tolomei – …. 1564 ….
D. Giulio Pagano – …. 1565 ….
D. Giovanni Pietro Tolomei – …. 1573 ….
D. Giuliano …… – …. 1585 ….
D, Ercole Strozzi – …. – 1589
D. Ludovico De Bianchi – 1589-1638
D. Pietro Parisini – 1638 – 1667
D. Francesco Battistini – 1667 – 1719
D. Paolo Felicori – 1719 – 1757
D. Gaetano Felicori – 1757 – 1796
D. Sebastiano Mattioli – 1796 – 1810
D. Sebastiano Dall’Ossa – 1811 – 1851
D. Francesco Savini – 1852 – 1895
D. Luigi Zini – 1895 – 1923

PARROCI

D. Luigi Zini – 1923 – 1928
D. Guglielmo Fornasari – 1931 – 1948
D. Dante Baldazzi – 1948 – 1953
D. Carlo Magli – 1953 – 1955
Can, Alberto Dalla, Ec, : D. Mario Consolini poi D. Attilio Olmi, Vicari sost.
D. Luciano Marani, Ec.
D. Giovanni Tassan – 1961 – 1967
D. Giampietro Fuzzi – 1967 – 1970
D. Edoardo Cavalieri D’Oro – 1971 – 1986
D. Sanzio Tasini – 1986 – 1992
D. Mauro Pizzotti – 1992 – 1995
D. Benito Stefani – 1995 – 2012
D. Franco Lodi – 2012 …

Bibliografia

C. FANTAZZINI, Armarolo e la sua chiesa, Bologna 1973.
COMUNE DI BUDRIO, Relazione della Giunta al Consiglio Comunale sulla dimanda di alcuni elettori di Armarolo per il distacco di questa frazione dal Capoluogo, 1892.
C. FANTAZZINI, La chiesa parrocchiale di S. Margherita, in “Architettura,
pittura, scultura e arredo nei luoghi di culto, Minerbio 1984.
M. FANTI, Ville, castelli e chiese bolognesi in un libro di disegni del
Cinquecento, Bologna 1996.
C. FANTAZZINI, Il “palazzo” di Armarolo e la “Madonnina degli stecchi”, in “Strenna Storica Bolognese”, XVII, 1967.
C. FANTAZZINI, Il campanile di Armarolo a cinquant’anni dalla sua
Inaugurazione, in “Strenna Storica Bolognese”, XXXV, 1985.
F. VARIGNANA (A cura di), Le collezioni d’arte della Cassa di Risparmio
in Bologna, I disegni, Bologna 1974, p. 304.
CENTRO CULTURALE “G. LA PIRA”, Minerbio e dintorni, immagini di ieri,
Altedo (Bologna) 1992, pp. 293-305.
CENTRO CULTURALE “G. LA PIRA”, Minerbio e dintorni, alla ricerca di un volto, Villanova del Ghebbo (Rovigo) 2005.