Gli strumenti del nuovo percorso di catechesi

Pre Annuncio

E’ quella fase che preannuncia l’evento senza rivelarne i dettagli. Lancia un input, uno stimolo, fa fiutare l’evento ma senza farne assaggiare il sapore.
La sua funzione è quella di suscitare attenzione e attrarre il destinatario in modo che in lui nasca curiosità per il cammino seguente.
Il suo contenuto dev’essere di valore. E’ importante che in poco tempo o in poche parole, il messaggio sia in grado di toccare le corde giuste e valorizzare il contenuto che si è scelto di dare.

Testimonianze

Quando si è incontrato Gesù, tacere è insopportabile! La fede è di per sé comunicativa
Anzitutto testimoniare è far traboccare al di fuori di sé la gioia di un incontro che si è fatto in prima persona. Essere testimone è annunciare con la parola e soprattutto con la vita, Gesù Cristo, la sua vita, il suo messaggio

Visita ad una Comunità

La testimonianza della fede non è l’affare di uno solo. Se è vero che ciascuno deve fare la sua parte, è tutta la Comunità che irradia Cristo: “la testimonianza di uno solo porta la sua firma, la testimonianza della Comunità porta la firma di Cristo!” (Madeleine Delbrel).
Colui che annuncia Cristo va spesso contro corrente, come se il messaggio della gioia e della pace proposto dal Vangelo andasse contromarcia rispetto al messaggio facile e compromettente del mondo! Quanto è scomodo sentirsi ‘persona insolita’! L’istinto sarebbe di confondersi nell’anonimato della massa per essere come tutti, compromettersi come tutti e come tutti andare dietro al… gregge! Ma, per definizione l’uomo di fede è ‘diverso’, perché se tutti hanno una bussola con delle lancette che indicano le cose della terra, il cristiano ha una bussola che indica il Cielo. Il Cielo è diventato la sua meta per rispondere ad un invito, quello che ha ricevuto attraverso la fede. Ed è l’unico, tra tutti gli inviti, al quale vuole assolutamente rispondere con la sua presenza.

Narrazione

“Narrare significa raccontare un mondo attraverso una storia”.

Drammatizzazione

Quanto più l’immaginazione e il gioco simbolico si affinano, tanto più la comunicazione viene ricercata. La drammatizzazione si basa sull’immaginazione del bambino: essa è gioco imitativo, simulazione di ruolo, abitudini, aspetto di qualcuno, è gioco di mimo arricchito di gesti e parole. La drammatizzazione è una forma di linguaggio originaria del bambino, è un mezzo di espressione, di comunicazione, è uno strumento che favorisce ed incentiva le relazioni tra i bimbi attori, tra i bimbi spettatori e tra attori e pubblico: relazioni volte alla condivisione e al coinvolgimento emotivo.

Arte

Che cos’è l’arte?
L’arte, in ogni sua manifestazione, è la più alta espressione umana di creatività e di fantasia, ed è l’unico momento che permette all’uomo di esteriorizzare la propria interiorità.
Il linguaggio universale dell’arte parla con il cuore e si rivolge al cuore. Quando un’opera ‘funziona’, cioè emoziona, essa punta direttamente al cuore e si stampa nella memoria del fruitore
Un’opera concepita di cuore anche se tecnicamente non perfetta sarà compresa da tutti perché parlerà una lingua universale e non passando dal filtro del ragionamento, arriverà direttamente a far vibrare le emozioni.

Gioco

“I giochi dei bambini non sono giochi, bisogna considerarli come le loro azioni più serie.”
(Michel De Montaigne)

Il gioco ha un alto valore evolutivo, perché stimola cognitivamente il bambino e permette l’accesso al suo mondo interiore.

Preghiera

La preghiera è solitamente considerata come il momento in cui una persona ‘parla’ al sacro, mentre la fase inversa è la meditazione, durante la quale è il sacro che ‘parla’ alla persona.
L’esperienza di preghiera che viene proposta ai bimbi quotidiana, nella casa, parte dall’ascolto della parola e quindi dalla meditazione per arrivare alle varie forme di preghiera esistenti: lode, invocazione, ecc.

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